La “Ginepreta” Cimicchi

è costituita di tre parti a media collina e due parti “alte” poste ai margini est dell’altopiano dell’Alfina che guarda a sud a Orvieto e alla valle del fiume Paglia poco prima che questo si getti nel Tevere.

Le tre parti poste tra i 150 e i 300 m/slm si chiamano rispettivamente, Caselle, Ferriere e l’Aiuccia (Pastasciutta per il soprannome che portava un vecchio contadino che la coltivava nel ‘900).

Le due parti alte si chiamano Baccano e San Madonna e sono poste tra i 400 e i 500 m/slm.

Orvieto

Il Territorio

è ricco di preesistenze archeologiche, etrusche e romane, come dimostrano i coccetti rinvenuti nei terreni coltivati e sulla esistenza, tramandata per memoria orale di padre in figlio, di una villa romana di “produzione” in località “Ripa Bianca” situata tra il Ferriere e l’Aiuccia.

Questo luogo oggi è ricoperto da una fitta vegetazione fatta di querce e cerro che conservano meglio dell’uomo i resti delle antiche civiltà! Le caratteristiche

del terreno sono tipiche delle zone di produzione di vini eleganti e raffinati, ricche di argille, porcino rosso caratteristico dei terreni dai quali escono scaturigini ferrose (il Villaggio più vicino è Monterubiaglio nome che appunto viene dal latino Mons Rubio e cioè Monte Rosso!).

Il Ferriere, come risulta da un “Cabreo” del 1763, si chiamava allora “Il Ferriero” nome che appunto era mutuato dalle frequenti striature rosse che affioravano tra i vari strati del terreno che stavano ad indicare la presenza del ferro.

L’azienda

è stata costituita in 25 anni di lavoro da Stefano Cimicchi e Stefania Cupello che rilevarono nel 1984 la parte più cospicua dal padre Sante Cimicchi e dallo Zio Giuseppe (Gen.le Medeglia d’Oro della Seconda Guerra Mondiale campione nella guida degli aerosiluranti!).

Successivamente furono aggiunti altri appezzamenti di terreno di proprietà degli altri Cimicchi che si erano divisi l’antica azienda di famiglia.

Essi si chiamavano Anselmo, Lucio, Clito, Vittorio,Umberto, Vittorugo, Maria e Giuseppe.

Successivamente, nel 1989, si aprì la possibilità di acquistare altri due poderi erano di proprietà dei fratelli Attioli.

Questa parte era una antica proprietà dei Cavalieri di Malta, come risulta dal Cabreo del 1763 rinvenuto presso la canonica di San Giovanni in Orvieto, gestito per molti decenni dagli Attioli (una grande e importante famiglia orvietana che successivamente aveva diviso nei numerosi eredi la proprietà accumulata dai fondatori!) costituita da un grande uliveto, da pascoli e arborati misti da molto tempo in stato di abbandono.

La parte alta invece era di proprietà di vari rami della famiglia Frosoni alla quale apparteneva la nonna di Stefano  Serafina, moglie di Alessandro, padre di Sante (il padre di Stefano), Domenico e Antonio.

Gen.le Giuseppe Cimicchi

La ZOna

di Baccano (le Baccane come vengono definite dialettalmente dai castellesi) era invece del “mitico” Maestro Marco Maffei, insegnate e storico di Castelviscardo.

Attualmente la “Ginepreta Cimicchi” è costituita da circa 8 ettari di vigneto, 6 ettari di uliveto, boschi e corti. E’ percorsa da vari “fossi” tra i quali quelli cosiddetto dei Frati, del Ferriere 1 e 2 (ex Fosso del Vignale), di San Giovanni e del Pozzangone.

La vigna di uva bianca produce “Orvieto Classico Superiore” con i vitigni del disciplinare (Grechetto, Trebbiano, Procanico, Malvasia, Drupeggio e Verdello.

Altre produzioni minori sono rappresentate dal Vermentino.

 La conduzione è secondo i moderni dettami della innovazione tecnologica.

curiosità

Al Ferriere troviamo un piccolo appezzamento di terreno dove vengono coltivate viti provenienti dalla Persia (Rotkab), dalla Palestina (Jandali) e dalla tradizione vitivinicola locale estinta oppure in via di estinzione (Montonico e Chianti di Viceno).

L’aerale interessato è ricco di “Peri Monteleone” una famosa e strana pera d’inverno chiamata anche “pera papera” che fa solamente nella vallata che parte da sopra Fabro, Monteleone appunto, fino ad Orte. Non esiste prima e non compare più dopo.

I toponimi sono tutti da studiare  perché rappresentano pezzi della storia del territorio che non sarà mai sufficientemente approfondita, alcuni esempi.

Pare che nella zona di San Madonna esistesse un antico luogo di culto dedicato alla madre di Gesù Cristo. Qui ogni tanto qualcuno va a scavare tra gli olivi!

Il fosso detto “dei Frati” scorre all’interno di un impluvio macchioso che prende il nome di “Macchia dell’Inferno”, chissà che avranno voluto indicare? Perché era cupa? Oppure aveva qualche connessione con le sette eretiche che popolavano la zona alla fine del 1100?

Altri aneddoti riguardano alcuni appezzamenti che sarebbero stati teatro di scene di vita quotidiana come appunto il campo dell’amore. Questi era un terreno con un grande “pero monteleone” nel mezzo tutto circondato dal bosco, la ragazza portava qui gli animali a pascolare sicura che questi non sarebbero scappati per fare danni alle altre colture mentre lei si incontrava con il fidanzato.

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